Quando sarò...

“Eppure all'inizio c'era una visione chiara,
un proposito alto e pressante, nella mia anima,
che mi spinse a cercar d'imparare a memoria
l'Enciclopedia Britannica!”
 

(Frank Drummer – Antologia di Spoon River – Edgar Lee Masters)


“Studio canto da tantissimi anni…come dici? Ah no! Non ho una band! Aspetto di conoscere ogni aspetto della mia voce per poter registrare qualcosa, farlo sentire in giro e magari trovare qualcuno con cui suonare, voglio presentarmi da professionista.”

E’ l’ennesima volta che lo sento palesarsi, l’assunto fondamentale per cui per lasciarsi ascoltare, osservare o leggere da chiunque sia necessario aver compiuto chissà quale processo di trasformazione (di cui nessuno conosce la vera fine) che ti certifichi come “degno di essere ascoltato, osservato, letto”.

Vorrei che qualcuno mi indicasse qual è il rito di iniziazione necessario per presentarsi al mondo senza il timore che ci manchi qualcosa.

C’è chi lo cerca negli anni di studio, chi nel maggior numero di suoni che riesce a ricavare dalla propria estensione vocale, chi dal raggiungimento di un fantomatico pezzo di carta, ma cosa succede dopo?

Sono una ragazza cresciuta negli anni ’90 e questo mi rende testimone di un’inquietante quantità di discorsi di donne perennemente a dieta: “quando avrò finalmente raggiunto quella taglia, mi comprerò quel vestito che mi piace tanto, mi sistemerò i capelli e mi prenderò cura di me”.

Oggi, ogni volta che un allievo mi dice “aspetto che il suono sia perfetto/aspetto di cantarla in tonalità originale (ARGH!) /aspetto di sentirmi perfettamente a mio agio davanti al microfono” mi tornano in mente quei discorsi.

La nostra vita, ormai costantemente sotto la lente dei social network, ci intima di presentarci al mondo in modo sempre impeccabile e perfetto, professionisti e padroni di ogni linguaggio, e la tentazione di nasconderci in una botola fino alla preventiva certezza di approvazione è davvero forte.

Mi piacerebbe dire a tutti gli amici e agli allievi che si sono trovati in questa situazione (ma mi piacerebbe ricordarlo soprattutto a me stessa!) di provare a mettere un punto ed immortalare il momento presente, di godersi il viaggio e trattare con amore e rispetto tutto ciò che viene fuori dal nostro impegno e della nostra voglia di fare.

Facciamo del nostro meglio ogni giorno, non perdiamo la voglia di migliorarci, ma, vi prego, non aspettiamo di conoscere tutti i linguaggi del mondo prima di formulare un semplice, timido, purissimo, diretto, primo pensiero.